La festa della Liberazione

Oggi 25 aprile è la Festa della Liberazione. Essa significò la fine delle guerre volute dal fascismo, la fine della dittatura e la riconquista – finalmente! – della libertà di tutto un popolo, cui seguirà la nascita della nostra Repubblica Democratica. Per le donne italiane fu anche la conquista del diritto di voto nel 1946! L’apporto delle donne alla causa della Liberazione è stato talvolta minimizzato ma secondo alcune stime le donne che hanno partecipato alla lotta partigiana sono state 70mila.Vinicio Capossela ha scritto una canzone per le donne partigiane – Staffetta in bicicletta – dove invita a fare in modo che l’antifascismo diventi “azione e responsabilità”.

Ecco il testo di “Staffette in bicicletta”:

Vanda, Gina
Rina, Rosina
Bruna, Antonia, Elisabetta
La staffetta in bicicletta
Pompa cuore
Il sangue ancora
Batti cuore, batti nel cuore
La staffetta in bicicletta
Serafina, Alice, Anita
Passa il ferro, l’arma, la vita
Passa il testimone
Che arrivi fino a noi
Come il vento di primavera
Non si ingabbia nella rete
Come i vostri capelli, come i sorrisi
Come l’aria quando corre in bicicletta
Questa è la libertà: azione e responsabilità
Guardo i vostri nomi che sanno di bucato
Che sanno di un altro paese
Di aspirazioni migliori
In cui è venuto naturale
Prendere parte e da che parte stare
Iside, Nelda
Natalina
Adriana, Stella
Ada, Armina
La staffetta in bicicletta
Emma, Zaira
Alma, Corina, Vincenzina
Desdemona, Lina
La staffetta in bicicletta
Baluardo di civiltà
Testimoni di umanità
Fiori sulle sepolture
E cure, cure
Per fare Guerra alla guerra
Dispacci nascosti nei bigodini
E poi guanti e maglioni
Filati e calzini
E nomi di martiri in cornici
Arrotolati nelle canne delle bici
Ada, Gina
Agnese, Armida
Che scrivete una storia minore
Di partecipazione
Un litro di latte
Un pezzo di pane
Un chilo di carbone tolto al nemico
È fermare l’occupazione
Resistenza, latitanza
Corrimi dietro
Corri veloce
E non dire parole
Non dire parole, non dire parole
E non dire parole…
Voi che passate il testimone
Perché arrivi più avanti
Perché arrivi fino a noi
Che ancora abbiamo da resistere
Al mostro e le sue fauci
Sepolte ai nostri piedi
Per fermare la guerra
Per fermare ogni guerra, insegnateci
Voi madri, figlie
Sorelle, compagne dell’umanità ricordateci
Come il vento di primavera
Non si ingabbia nella rete
Come i vostri capelli, come i sorrisi
Come l’aria quando corre in bicicletta
Questa è la libertà: azione e responsabilità
Voi che di voi dite che
Non vi sembra d’aver fatto granché.

Potete sentire la canzone a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=Iqe0ji9zqew. Capossela canta insieme a Mara Bedeghieri, voce reggiana degli Ustmamò, ed elenca i nomi propri di tante partigiane.

Solo l’arancio

Solo l’arancio appare con palpiti di cuore lì dove solitario
scompare il sole nella sofferta indifferenza delle cose Il giorno
trascorse angusto e come pula al vento sortirono le ore sperse e
turbate sullo sfondo singolare d’una sorte accidentale La rotta
a vista poco più in là del pennoncello lasciava libero campo alla
penombra che saturò le stanze e gli angoli e non ci fu verso di
mutare quella congiuntura se non per barbagli accesi al lampo
dello sguardo contrariato Lungo l’intero giorno un rumore di fondo
– motivo conduttore dei miei pensieri intisichiti e stretti tra caos e
intelletto – ammoniva che non ci è dato ripetere la prova e uno solo
è il punto per cui sortimmo al mondo.
(Serra Clara, Di Bronzo E Fiamma, Genesi Editrice-p.40)

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Il mio nuovo libro, metà poesia e metà prosa.

Oggi 21 marzo: viva la poesia

T’ho partorito fanciullo e amante
Io donna di fuoco e carne
Ho inscritto nel tuo ventre molle
e piatto muschio denso e vorace
vertigini d’altezze e innevati picchi
di desiderio ho creato geometrie
di colori inesistenti ho bevuto
umori e sapori alla tua pelle

T’ho partorito fanciullo e amante
mio gioco e mio diletto
e non eri che desiderio
confine e limite di me a me stessa
sfinimento di pensieri

(Clara Serra, Mi chiamavi la mia grande, Passione Scrittore 21.03.2024 p.32)

Domani 21 marzo Giornata Mondiale della Poesia

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Io ho scritto poesie da sempre. Amavo le parole, nel pronunciarle ne assaggiavo la consistenza, il sapore – talvolta un gusto di ferro e di acidulo – le parole – mi sembrava potessero animarsi solo nella poesia per quel di più che la forma poetica concedeva loro. La parola poetica ha qualcosa di eccessivo – una pregnanza foriera di futuri sviluppi, una densità di significato unita alla più sbalorditiva indeterminatezza. Non si fanno addomesticare – le parole – ma si possono crescere. Non lo sapevo allora ma anch’io volevo essere – pastora di parole. Tutto di nascosto, naturalmente. Leggere e scrivere sono state per me attività clandestine da tenere celate pena il dileggio e poi la distruzione di quello che scrivevo.

I libri. Provate ad annusare le pagine di un libro. L’ effluvio della carta un po’ impolverata è familiare e tranquillizzante, l’essenza dell’inchiostro si è affievolito con il tempo accogliendo democraticamente altri odori, la cedevolezza dei fogli, la loro voce, un fruscio sommesso se li sfogliate velocemente. Amici, quelli veri, che non tradiscono mai e soprattutto che ti consolano e ti trasportano in altri mondi dove tutto è nuovo e diverso. Dove tutto è permesso.

I libri, non fosse per i pochi e scarni manuali scolastici, erano banditi dalla nostra casa perché pericolosi – fanno venire idee malsane e sono di nessuna utilità – non servono per esempio a riempire lo stomaco!  E questo ostracismo valeva soprattutto per le donne! Solo così potevano tenerle nell’ignoranza di loro stesse e dei loro diritti, come individui dotati di pensiero e di volontà.

Le donne della mia infanzia non hanno studiato.

Storie

Mattino freddo e pungente di novembre. Nell’aula fa freddo, ogni bambina tiene addosso il cappotto per trattenere il calore del corpo. Siedo al secondo banco della fila vicino alla finestra. Attraverso i vetri vedo la facciata della chiesa poco distante e il via vai delle donne, che vanno al mercato. Non posseggo un cappotto, indosso un maglioncino di fibra misto sintetico e la gonnellina mi lascia nude le gambe, che diventano violacee per il freddo. Ho nettato il pennino prima di intingerlo nel calamaio dove l’inchiostro mostra la sua anima nera e profonda. Aspetto.

Sono passati tre anni dal mio ingresso in quest’aula. La maestra sta preparando il materiale per la lezione di oggi. L’attesa non viene mai delusa. Che si tratti di una storia o di una fiaba, lei sa catturarmi e tenermi avvinta a sé. Perché racconta storie meravigliose di persone straordinarie, di luoghi lontani e misteriosi, di mondi fantastici dove tutto è possibile.

C’era una volta…

La formula magica apre mondi sconosciuti e altri da ciò che è la mia esperienza quotidiana. Subito la mia immaginazione si mette in moto e disegna paesaggi e volti, corre dietro a vicende singolari, dà credibilità a fatti e circostanze inauditi e strani. La voce della maestra è la chiave sonora che mi permette di addentrarmi in quei mondi incredibili, che in me rivivono quando legge. Ogni volta che lei apre il libro e si appresta a leggere, ogni volta accade. Il groviglio di vicende e fatti e persone, che giaceva addormentato nelle pagine di carta si sdipana e riprende vita. Il carro fa sentire il rumore delle ruote sul selciato, il piroscafo suona alla partenza, Mr. Modine si avvia verso l’ufficio e la piccola Babette va verso la casa della nonna.

La magia è così potente che dimentico me stessa. Ora sono all’interno del giardino segreto e aspetto che arrivi il mio grande amico. Altre volte temo per la sorte dei miei fratelli trasformati in cigno da una maga cattiva. Seguo con terrore la fiaba dell’Orco: Ucci Ucci cristianucci – e mi esalto quando tutto finisce bene. Le storie diventano il mio latte e il mio pane.

Così mi instillò il desiderio di imparare a leggere.  Per quella maestra io fui ciò che lei voleva io fossi, per me capii che potevo appropriarmi di un tesoro che nessuno avrebbe potuto portarmi via. E lessi. Lessi il libro di lettura fino a consumarlo. Poi i pochi libri in dotazione della classe. La mia fame cresceva.

Volevo di più.

La voce della maestra non mi lascia distrarre mentre prosegue con modulazioni sempre diverse, ora alte ora basse, ora acute ora gravi, la lettura di una lunga poesia. Musica pura per le mie orecchie. La lettura di una poesia mi calma. Sento che i battiti del cuore rallentano, il pensiero si schiarisce e tendini e nervi si distendono in una sorta di riposo. Non mi resta che abbandonarmi al flusso sonoro che mi penetra e m’intride come il ciottolo trasportato dalla corrente del fiume. Adesso posso arrendermi. Non è imperativo che io capisca prima di aver gustato di quel nettare prodigioso. Nell’immediato io, corpo e anima, mi sintonizzo sulla lunghezza d’onda di un ritmo, che avverto come qualcosa d’antico, d’ancestrale. Come tamburi nella notte. Che sono arrivati fino a me. […]

(Serra Clara, Papà, ammazzarti avrei dovuto, Passione Scrittore 2023 p. 95-97)

Oggi 8 Marzo!

Per tutte le donne a tutte le latitudini
Di ogni colore di ogni religione di ogni età

Siete tante zie-sorelle siete il sale siete il miele
siete lingua siete mani siete il sonno siete il gelo
siete il caldo siete il nero siete brace e siete fiato
siete inverno siete estate siete siepe siete ramo
siete il pianto siete il lutto siete il riso raro e santo
siete sete dentro il sole sotto il sole che vi cuoce.
Scioglimi le trecce bionde quando il pianto mi tiene
sulle ciglia, passami le mani tra i capelli unica voce che
 m’arriva al cuore. Zia –sorella il tuo ventre è duro e
gonfio, i tuoi piedi ingrossati e lenta la mano stanca
indugia fra i capelli. Zia – sorella a forza te l’hanno
strappato dalle viscere, quel figlio che non voleva
decidersi a lasciarti, a forza come a un animale.
Bianca bianca la tua pelle nella bianca morte
bianca fronte bianche mani bianco il taglio della bocca
sotto palpebre di gesso tieni il bimbo a te dappresso
bianco il segno bianco il sogno delle Naiadi alla fonte
dentro il bosco bianco dentro l’anima che tace.
Rosetta dal sorriso che annega rosetta come una piccola
rosa. Non ti segue lo sguardo se tu le indichi la palla la
mela la bambola, erra rosetta nello spazio senza un
appiglio dove ancorarsi dove aggrapparsi per non volare
via. Rosetta è figlia di Penuria e Povertà, di un fazzoletto
nero calato in testa a Penuria quando presto era morto Povertà.
Siete tante zie – sorelle siete il sale siete il miele.

(Serra Clara, Trama e Ordito, Manni 2007 p.16)


Per gli innamorati

Oggi, 14 febbraio.

  IX

  Dipano un filo lungo tant’anni filo ritorto filo d’oscuro
  nitore latente del cuore che brama e
  rinarra nel tempo nel libro intessuto di sogni
  e splendori. Una coperta grande colorata per
  l’uomo che ho amato coperta magica fatata
  che ritorna più di quello che hai dato coperta
  di fili d’argento e d’oro per il principe che m’ha voluta
  signora per un giorno del favoloso regno del Mahi.

Quadro n.9

Novella Shahrazād, se  vuoi, ti racconterò di me donna  che
infiniti fili hanno intessuto della mia pelle d’albicocca che si
stende in pianure e valli in monti anfratti e promontori ti
narrerò dello sguardo che t’ha avvinto nel sortilegio incantato 
mentre ti perdevi nell’iride verdazzurra del mare su cui
posano ciglia di velluto e ti dirò del fianco snello e sodo la
curva perfetta della schiena che digrada e s’avvalla liscia e
sinuosa  sensibili articolazioni d’una tastiera che tu sai
suonare – ti dici maestro e  precettore –  e le mani sorelle
gemelle? Così fini articolate flessibili così docili e arrendevoli
due colombe candide e un po’ maldestre tiravano i tuoi baci
come sorrisi. Potrei continuare l’inventario e sul banco
mostrare cosce forti e tenaci seni audaci e acerbi un collo
d’avorio e … Mio uomo impastato d’acqua e d’argilla! Dietro il
paravento delle ciglia dove s’affrettano leggeri i miei pensieri
non guardi i bagliori di fuochi e accampamenti non curi le mie
avanguardie – tu Signore del Regno. Ora che dormi ti narrerò
di me donna che nel chiuso delle viscere intesso fili d’oro e
d’argento e conservo il fuoco dono degli dei. Di vita e di
morte ti parlerò, del sangue rosso che cola lungo le cosce, di
incursioni e occupazioni di una carne che s’accresce dentro il
buio oceano dell’universo.

(Serra Clara, Trama e Ordito, Manni editore, marzo 2007 p. 24-25)

Festa di Capodanno 2024

Capodanno 2024, 274 feriti in Italia. A Napoli donna uccisa da proiettile, grave 17enne.
Un bilancio pesantissimo quello dei feriti della notte di Capodanno a Napoli. Alcune persone sono rimaste colpite da proiettili vaganti. Ci sono ragazzini ustionati, persone intossicate da alcol e fumi, 7 feriti in incidenti stradali, 6 lesionati mentre aprivano le ostriche. (Fanpage)

Chiuso il portone

Chiuso il portone sbarrato il cancello tra le commessure della finestra
filtra un’ultima luce del giorno che s’adagia nell’imbrunire di gelo
della sera Qualche botto isolato come sparo di fucile nella brughiera
ricorda la passata festa del capodanno già ieri o forse di altri anni su
uguali immagini riempiono lo schermo luccicante Nel tempo rituali
travestimenti e maschere che coprano l’inconsistente e vago avvicendarsi
delle cose come puntuali feticci e logorati talismani nella calca delle
strade e nelle piazze rischiarate – la sazietà ci chiude gli occhi rigonfi
e tumefatti come dopo un pestaggio e senza una goccia di speranza nel cuore.

(Serra Clara, Di bronzo e fiamma, Genesi Editrice, Torino 2010 p. 35)

La talpa

Jules Renard (autore delle Storie Naturali) afferma: Io vorrei essere gradito piuttosto agli animali; vorrei, se essi potessero leggere le mie piccole Storie Naturali, che ciò che ho scritto li facesse un poco sorridere.

Talpa

Viveva in quel di Trana
una piccola talpa nostrana
forse un po’ miope e maldestra
ma di gallerie una vera maestra.

Scavava sempre di gran lena
di mattino e anche nel dopocena
e seguendo la sua anima d’artista
creava composizioni dadaista.                     

Viveva ahimè nel giardino privato
di un signore dal gusto raffinato
che volendo il prato all’inglese
tentò di sloggiarla con ogni arnese.

Provò fumogeni, calappi e tagliole
ultrasuoni, esche velenose e castagnole
nulla gli sembrava troppo riprovevole
pur di far fuori quell’essere spregevole.

– Ti strappo la pelliccetta! –
sbraitava il figuro
– Creatura screanzata,
ti toglierò il fiato! –

D’inverno e quando il sole scalda
lei impavida e ribalda
seguiva l’estro infuso nella zampa
come si trovasse nel mezzo della pampa.

E per quanto era lungo il prato                     
di cumuli e ammassi era ornato                                         
che nella fredda notte stellata        
formavano una parata …stregata!

(Serra Clara, Bestiario delle rime imperfette, Genesi editrice 2010 – p.65)



Poesia ai Giardini Sambuy di Torino in occasione della mostra CLOveCHARD

CLOveCHARD” è la terza mostra-evento dedicata al mondo degli invisibili e sarà allestita presso il Giardino Sambuy in piazza Carlo Felice di fronte alla Stazione Ferroviaria Torino Porta Nuova, da lunedì 6 a mercoledì 15 novembre 2023 con orario 8 – 20 ad ingresso gratuito.

L’esposizione nasce da un’idea di Raffaele Palma per il CAUS – Centro Arti Umoristiche e Satiriche con la collaborazione di 14 scultori che per l’occasione hanno realizzato altrettante opere polimateriche tridimensionali che verranno posizionate su alcune delle panchine presenti nel giardino Sambuy. La mostra-evento avrà parallelamente una sezione dedicata alla poesia con testi realizzati da 22 poeti e stampati su foglietti per essere distribuiti gratuitamente al pubblico.

Durante le giornate di apertura alla mostra, verranno distribuiti gratuitamente ai visitatori foglietti con stampate poesie. Sarà un gentile pensiero che i clochard faranno al pubblico (tramite la mediazione dei poeti), per ringraziare dell’aiuto e della solidarietà che quotidianamente ricevono dai cittadini. Ogni foglietto omaggiato riporterà su un lato la poesia a firma di un clochard e del suo poeta, mentre sul retro saranno riportate alcune frasi di poesie dedicate al mondo dei senza fissa dimora scritte da grandi autori del passato.

Citazione dal sito: https://www.diocesi.torino.it/site/wd-appuntamenti/clovechard-mostra-di-opere-scultoree-e-poetiche-dedicate-ai-clochard-al-giardino-sambuy-10/

Su YOU TUBE la presentazione della manifestazione: https://www.youtube.com/watch?v=Gt640gRRRdE

Partecipate numerosi!